Hauser & Wirth è stata fondata a Zurigo nel 1992 da Iwan Wirth, Manuela Wirth e Ursula Hauser. Marc Payot si è unito a loro nel 2000 come socio e co-presidente. Azienda familiare di respiro internazionale, Hauser & Wirth ha continuato a espandersi nei suoi 29 anni di vita, aprendo uffici a Hong Kong, Londra, Los Angeles, New York, Southampton, Somerset, Gstaad, Saint-Moritz e Minorca. Gli artisti e gli Estati rappresentati dalla galleria sono stati al centro della costruzione della sua identità per quasi tre decenni, e sono ancora oggi la sua principale forza motrice mentre espande le sue attività nei campi dell’arte, dell’educazione, della conservazione e dello sviluppo sostenibile.

Situato nel cuore di Monaco, vicino all’emblematico Hôtel de Paris, lo spazio di 290 m2 di Hauser & Wirth, con i suoi soffitti alti 9 metri, si sviluppa sotto una spettacolare apertura luminosa incorporata in una scala ellittica terrazzata.

La galleria fa parte di un grande complesso progettato da Rogers Stirk Harbour + Partners, di proprietà della Société des Bains de Mer. La conversione del sito è stata affidata a Selldorf Architects (New York), che ha progettato spazi per Hauser & Wirth in tutto il mondo sin dalla fondazione della galleria nel 1992.

Iwan Wirth, presidente di Hauser & Wirth, spiega: “Quando siamo stati invitati a partecipare alla rinascita della scena artistica monegasca, abbiamo capito che si trattava di un’opportunità eccezionale per presentare i nostri artisti nel cuore della città, in dialogo con la dinamica scena contemporanea del sud della Francia, rafforzando così la nostra presenza in Europa. In passato, Monaco è stata meta di artisti, scrittori e cineasti affascinati dalla Costa Azzurra come lo siamo noi oggi. Nel corso della sua storia quasi trentennale, Hauser & Wirth ha cercato di sviluppare spazi fisici dove risiedono i suoi artisti e collezionisti, non solo nei grandi centri urbani di Londra, New York e Los Angeles, ma anche in località leggendarie come Southampton e St Moritz. È una cosa che abbiamo sempre fatto. Ma questo è un passo ancora più importante, perché si inserisce nel contesto della pandemia, che ci ha costretto a reinventare il modo di presentare e vendere le opere d’arte”.