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Pulse (Spanda), Exposition de Nano Valdés

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Pulse ( Spanda )

Quando gli uomini arrotoleranno lo
Spazio come se se fosse una pelle, allora verrà la fine del dolore senza conoscere Dio.

Śvetāśvatara-upaniṣad

 

Gran parte del mio lavoro artistico ruota intorno al concetto di límite  come linea di demarcazione che separa un interno dall’esterno. I limiti costruiscono, rendono possibile l’abitare dove prima c’era spazio.

Così fin dall’inizio sono stato molto attratto dai contenitori, che ho inteso come metafore dell’essere. Il significante si trovava nel modo in cui questi limiti erano costruiti o decostruiti. Spesso la differenza tra essere (dentro) e non essere (fuori) era rappresentata da contenitori che si dissolvevano, si rompevano dopo aver ruotato in equilibrio precario, affondavano, si seppellivano, si gonfiavano o sgonfiavano e alla fine diventavano parte del tutto.

C’è un’intuizione artistica, visto che molte delle mie opere vanno involontariamente in quella direzione, che mi suggerísce che c’è poca differenza tra il dentro e il fuori, separati da quella sottile membrana che chiamiamo “l’essere”. Noi siamo l’eco del fuori e ciò che è fuori lo costruiamo costantemente.

La parola Spanda, che dal sanscrito allude alla pulsazione primordiale o vibrazione creativa in tutto l’universo*, serve a inquadrare l’opera che sarà installata al DAC Arte contemporanea, dove lo spettatore si trova di fronte a un grande ovale (diaframma) che respira e si muove come se fosse un’onda.  Lo spazio è intrinsecamente connesso al tempo e il soggetto transita nell’intervallo tra i due limiti del respiro. Questa membrana (matrice) potrebbe essere considerata come una soglia che cambia continuamente dalla sua forma concava, che invita il visitatore a scrutare lo spazio vuoto, alla forma convessa, che invade lentamente la stanza costringendo gli spettatori a ritirarsi.

Mi piace sottolineare l’apparente dualità tra presenza e vuoto, interno ed esterno, accoglienza e spinta, femminile e maschile; Apparente perché è la stessa membrana che grazie alle differenze di pressione atmosferica passa da un lato all’altro dello spazio della sala.

La maggior parte del tempo lo spettatore rimane nel territorio tra inspirazione  ed espirazione, dove tutto è possibile; la membrana diventa pura possibilità plastica, come le onde, tutte simili ma nessuna uguale.

Così Pulse (Spanda) risponde all’intuizione che non siamo più gli unici a transitare lo spazio immobile e passivo, ma che anche lo spazio si muove intorno a noi.

Niente è fermo, tutto pulsa.

 

* Coincide con le ultime scoperte della fisica quantistica in cui tra l’altro si è dimostrato che non c’è tanta separazione tra il soggetto osservatore e l’oggetto osservato, uno influenza l’altro. Tutto è energia vibrante.